Su scravamentu

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Il rito è costruito su di un canovaccio semplice ma affascinante, volto a coinvolgere il pubblico in un crescendo di drammaticità che culmina nella deposizione del Cristo morto. Il palcoscenico, disposto nella navata centrale a ridosso del presbiterio, ospita alcuni attori, alter ego dei protagonisti della crocifissione: Maria (la Madre di Gesù), Maria di Magdala, Giovanni («il discepolo che egli amava») e due soldati, a custodia della croce sulla quale è appeso Gesù di Nazareth. Guidati dalle parole del predicatore, i personaggi recitano il proprio ruolo con devota partecipazione; a partire da Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea che, chiamati, adagiano le loro scale al braccio della croce per poi togliere dal capo del “Re dei Giudei” la corona di spine e per scravai mani e piedi del condannato. I simboli dell’odio umano vengono deposti ai piedi della Madonna, ciascuno su di un candido fazzoletto, dopo essere stati tenuti fra le mani di Maria di Magdala e di San Giovanni per un breve canto che contiene in sé tutto il dolore di un’anima:


 
 Prangi prangi anima mia cun d’unu coru umiliau de spinas coronau a Gesusu e a Maria.         Is obibis funti tresi cantu funti penetrantis prangi is curpas innantis chi coru de perda non sesi.     

Su Scravamentu
A conclusione del rito il corpo del Cristo morto è calato dalla croce e restituito alla Madre affranta, per essere infine adagiato su di una lignea lettiga: quest’ultima lo porterà processionalmente per le strade di un paese ormai avvolto dall’oscurità della sera e immerso in un religioso silenzio, quasi a testimonianza del Mistero appena compiu

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